Da filosofo naturale, l'uomo scruta e coglie i nessi tra le cose, intuisce che «l'unité de l'ombre contient un multiple. Multiple mystérieux, visible dans la matière, sensible dans la pensée» (H. 372) e che la natura ha i suoi prolungamenti nell'invisibile: «Qui entrevoit ces prolongements dans l'invisible de la création est le mage; qui entrevoit ces prolongements dans l'invisible de la destinée est le prophète» (H. 245) 32 (figg. 1, 2).
Anche in Redon 33 l'idea «est un météore» (H. 2G9) che coglie l'uomo: «à l'instant du succès les méditations amoncelées qui l'ont préparé s'entrouvent, et il en jaillit une étincelle» (H. 2G9); il cercatore con la sua marmitta, cerca la pietra filosofale, («Le faiseur d'or était un peu poète») (H. 221), il profeta con la meditazione cerca una sorta di oro psichico.
Ma anche l'oro dell'alchimista, questo agente psichico, come direbbe Jung, è un mezzo più che un fine della ricerca. Entrambi sono Pélerin d'un monde sublunaire (fig. 3). Ma gli uomini non comprendono sempre il senso di questa ricerca: «Une connaissance trop profonde de la réalité dans un vivant paraîtrait, aux autres vivants folie» (H. 550) 34.
Gilliatt al termine della sua avventura mistica sceglie il ricongiungimento al Tutto, la con fusione nell'Universo: seduto su di una roccia a forma di sedia, aspetta la marea salire, così da essere inglobato per mezzo del mare al tutto (fig. 11 ).
Redon sperimenta la sua discesa, la sua Nekuia, utilizzando il mondo oscuro dell'immagine resa attraverso il carboncino; è come un percorso obbligato per poter riemergere, purificati, alla luce del colore; un viaggio iniziatico che approda alla comprensione della Totalità del Budda (fig. 12), all'affermazione del Principio in Amore del Cristo35; un'esperienza mentale e mistica che sarebbe oltremodo interessante leggere con gli strumenti della psicologia analitica.
Entrambi, Redon e Gilliatt, scrutano l'Ombra: «l'ombre est un silence; mais ce silence dit tout. Une résultante s'en dégage majestueusement: Dieu. Dieu c'est la notion incomprensible. Elle est dans l'homme» (H. 374); «cette notion, l'ombre tout entière l'affirme» (H. 375).
Parafrasando Giacomo Debenedetti si potrebbe dire di Redon: «Dietro la materia opaca e visibile, il personaggio» di Redon «somiglia soltanto all'invisibile delle proprie angosce e conflitti: ognuno dei suoi tratti è un tratto di quell'invisibile»36.

Emanuela Amato
Roma

15. O. Redon, Les Yeux Clos, 1890, Parigi, Musée d'Orsay.

 

16. O. Redon, Il y eut peut-étre une vision première essayée dans la fleur, 1883, dall'album Les Origines, Parigi, Bibliothèque Nationale, Cabinet des Estampes.

 


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