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Eugéne Delacroix
Paul Klee

 

"Con le sue finestre, le sue verande a vetri, i suoi balconi, terrazzi e musharabie' - specie di finestre coperte da gelosie in legno variamente decorate... con le sue mura di cinta, le sue torrette e finestre sporgenti decorate ad arabeschi, con le sue misteriose gelosie e le fontane che si trovano in ogni patio, la luce che si spezza nei contorni delle arcate, i rumori che si diffondono dal suo interno e gli enigmatici odori e profumi, la città si presenta come un corpo...”.
Malek Chebel "Le corps dans la tradition au Maghreb"

Pasolini. Il fiore delle mille e una notteChiunque abbia letto almeno qualche novella di quella straordinaria raccolta che ci è arrivata sotto il titolo di "Le mille e una notte", si sarà fatto l'idea di quanto il mondo islamico soprattutto nel periodo del suo massimo splendore fosse una realtà intrisa di voluttà, di piaceri inauditi ed ebbrezza assoluta di tutti i sensi...
E proprio così innumerevoli pittori, soprattutto i cosiddetti Orientalisti del XVIII e XIX sec. catturati dal fascino suadente di quest’Oriente da favola, hanno voluto tradurre in immagini quel meraviglioso mondo "altro" dal nostro occidentale.
Ecco odalische seducenti nei loro abiti velati, minareti svettanti come dita sottili contro azzurri incredibili cieli, mezzelune rilucenti come orgogliose bandiere, scimitarre preziose dall'affilatissima lama, moschee straordinarie per la loro architettura e le loro decorazioni, suq e bazar afrodisiaci e tentatori, narghilè invitanti, storie di sultani e di eunuchi, di amori impossibili e di tradimenti...
Ecco un Altrove insieme ammaliante e temibile, incantevole pur anche nella sua languida decadenza, anche solo per chi sa viaggiare con la fantasia.
Le fascinazioni geografiche e mentali delle più sontuose città dai nomi evocatori non hanno mai smesso di suscitare una sorta di soffusa sensualità: ancora oggi i profumi penetranti, i suoni avvolgenti ed i colori vivissimi di quei luoghi ripropongono antiche e morbide sensazioni.
Artisti come Paul Klee e Anais Nin, letteralmente soggiogati dai loro soggiorni in terre islamiche, sono giunti alla conclusione che in realtà la "Medina", ossia la città, s’identifica con la donna.


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· Delacroix

"Immagina, caro amico, di vedere per le strade, sdraiati al sole, o mentre si aggiustano le ciabatte rotte, personaggi che assomigliano a consoli, come Catone o Bruto, con quell'atteggiamento di sdegno che doveva essere tipico dei signori del mondo; queste persone non possiedono altro che quel mantello dentro il quale camminano, dormono e vengono sepolti. Eppure hanno l'aria soddisfatta, la stessa che doveva avere Cicerone per la sua sedia curule. Non crederete mai a quello che vi riporterò da questo viaggio, perché sarà comunque molto lontano dall'autenticità e dalla nobiltà di questi personaggi.”.

Nel 1831 il re francese Luigi Filippo inviò una delegazione presso il sultano del Marocco e, come spesso accadeva, fu chiesto ad un pittore di accompagnare il gruppo per documentare il viaggio. Per unirsi alla spedizione guidata dal conte Charles Edgar de Mornay fu scelto Eugène Delacroix. Terminati i preparativi, il 10 gennaio 1832, la fregata La Perle salpa per l'Africa da Tolone.
Quando il 24 gennaio Delacroix arriva a Tangeri per lui è una folgorazione: l'Oriente dei suoi sogni da ragazzo è finalmente davanti ai suoi occhi, rilucente e favoloso come nelle tele di Gros e di Girodet, lirico e profumato di seta come nei versi di Byron, Mugo e Lamartine.

Il viaggio in Marocco rappresenta per Delocroix, una svolta decisiva: la riscoperta dell'Antichità, illuminata dall'intensità di una luce che ne trasforma i colori. Con il viaggio in Marocco i suoi tratti romantici subiscono un cambiamento definitivo che lo porteranno a mutare decisamente lo stile: si accentua la sensibilità per i colori e gli effetti chiaro-scuro, la luce assume un significato nuovo, la pennellata, leggera e sfaldata, si fa più vibrante. La scoperta dell'Antichità marocchina frantuma lentamente lo slancio romantico, così tipico delle sue opere precedenti.
Quando nel luglio del 1832 Delacroix rientra a Parigi si mette subito al lavoro cercando di ricreare in studio le indimenticabili atmosfere dell'Oriente. Subito si capisce che il viaggio in Marocco lo ha decisamente cambiato e influenzato.

Il viaggio in Oriente riesce a dargli una strabiliante influenza: accentua notevolmente la particolare sensibilità per i colori e gli effetti luministici, di cui comunque aveva già dato prova in precedenti opere, ed ecco nascere uno dei risultati più sorprendenti del suo nuovo stile artistico: Le donne d'Algeri nei loro appartamenti (1834, olio su tela; 180 x 229. Louvre, Parigi). Era stato concesso a Delacroix, in tutta segretezza e senza recare offesa alla sensibilità musulmana, di entrare in un harem ad Algeri. Egli poté così osservare e disegnare donne algerine nella loro intimità. Questo dipinto, inno all'opulenza di quel mondo magico e sensuale che rappresenta, forse, più un luogo dell'anima che una realtà, colpisce per la sua serenità e il suo silenzio. L'ordine ritmico delle forme e la luce soffusa donano gran senso d’unità all'opera che, tra gli oltre cento dipinti eseguiti, rappresenta un quadro a sé che pare emanare gran quiete e percezione olfattiva.
In ogni opera, comunque, la vena orientalista di Delacroix è ormai caratteristica dominante. Tutti i disegni e schizzi del viaggio in Marocco costituiranno per Delacroix una sorta di repertorio a cui egli farà sempre costante riferimento.


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· Paul Klee

“Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: sono pittore”.

Paul Klee ha compiuto numerosi viaggi nel corso della propria vita e il tema del viaggio è un’importante chiave di lettura della sua produzione artistica.
Nel 1914 compì un importante soggiorno a Kairouan in Tunisia, con L.Moilliet e A. Macke, entrambi pittori, scoprendovi la calda luce del Mediterraneo, i colori intensi e le atmosfere fiabesche del Medio Oriente e creando tra le altre opere "Hammamet con la moschea" dipinto del 1914. Il viaggio a Tunisi ebbe una notevole influenza sul suo stile, facendogli prediligere le tonalità cromatiche tipiche di quest’area geografica. Da quel momento lo stesso Klee afferma di essersi pienamente impadronito del colore. Può così sentirsi un pittore completo, avendo in effetti fino a quel momento esercitato la sua arte più sul piano grafico-disegnativo che pittorico in senso stretto.

In seguito ritorna diverse volte nei paesi arabi, soprattutto in Egitto (1928-29)ed è proprio la rivelazione del colore che porta l’artista ad affermare : «Questo è il momento più felice della mia vita: il colore e io siamo una cosa sola. Sono pittore».

L'influenza orientale è sensibile nelle nature morte simili a mosaici, ai mosaici bizantini di San Giovanni in Laterano, che egli stesso ha indicato come una delle sue fonti d’ispirazione, ma anche ai mosaici alessandrini di Tripoli. Tale influsso si rivela nel moltiplicarsi di personaggi simili a dervisci o a ballerine in decorazioni ornate d’orifiamme. Klee trae, dall'arte araba, l'estensione quasi infinita della linea curva e, dall'arte della tessitura, il principio dei «quadrati magici» che caratterizzano la sua opera tra il 1923 e il 1930 circa (Gamma di colori a dominante grigia, Fondazione Klee, Berna). I paesaggi dipinti nel corso dei suoi viaggi spesso combinano diverse prospettive fantasiose che ricordano, sotto il loro apparente disordine, la frontalità dell'arte egiziana (Veduta parziale di G..., collezione James Gilvary, New York, quadro dipinto in Corsica nel 1927). Egli studia inoltre gli effetti nelle tele in cui la trama complessa ricorda quella degli arazzi orientali (Paesaggio con uccelli gialli, 1923, collezione Doetsch-Benziger, Basilea).
La fantasia orientale esercita un'influenza dominante sull'espressione artistica di Klee, anche nei «tramonti» divisionisti che dipinge nel 1930. Tra il 1930 e il 1940, presenta «scritture segrete» in cui l'influenza dei caratteri arabi si mescola forse alla curiosità tipografica e, verso il 1937, una serie di tele ricorda vagamente il sontuoso disordine della gioielleria orientale.

Monumenti a G., 1929

Nel 1929 Klee mette su carta i ricordi del suo viaggio in egitto. Ne nasce, fra l’altro, Monumenti a G. L’Egitto è una terra dove i tracciati dei canali e dei campi, nonché la struttura dei monumenti,, è strettamente legata alla geometria; Klee adotta quindi una composizione rigidamente geometrica ricoprendo la tela con nastri orizzontali di colore. Tuttavia le grandi piramidi di El Giza(da cui la “G”) sono individuate da cunei che interrompono la monotona ripetizione delle fasce orizzontali-che rendono perfettamente la sensazione di immensità e desolazione del deserto-stabilendo un ritmo sfalsato. Lo stesso effetto cercano i brevi segmenti obliqui o verticali indicanti dune o avvallamenti. Nella porzione inferiore del dipinto sagome di palme individuano la zona fertile.


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