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Buddhismo
Schopenhauer
Nietzsche

 


- Buddhismo

Il Buddhismo è una religione nata in India sulla base degli insegnamenti di Siddhartha Gautama, detto il Buddha ("l'Illuminato, il Risvegliato"). Egli allevato nel lusso e nell'agiatezza in quanto figlio di un piccolo re locale, rimase profondamente scosso dalla scoperta dell'infinito dolore che incombe su tutti gli esseri umani, costretti da una forza ineluttabile a vivere esistenze sempre nuove nel ciclo inarrestabile della reincarnazione. Siddhartha decise, all'età di ventinove anni, di lasciare la reggia paterna per dedicarsi, libero dall'attaccamento ai beni materiali, alla ricerca di una via che conducesse alla liberazione dalla sofferenza e alla felicità suprema. Si dedicò dapprima allo yoga e alle pratiche di un ascetismo, adottò quindi una via media fra la vita agiata e la mortificazione assoluta, per approdare poi, nell'ultima fase del suo cammino, alla definitiva illuminazione.

Da allora Siddhartha, divenuto finalmente il Buddha, "l'illuminato", si impegnerà instancabilmente nella sua opera di predicazione della sua dottrina delle Quattro nobili verità. La vita è sofferenza: il dolore (dukkha) e l'inconsistenza costituiscono l'essenza più profonda della vita umana dalla nascita alla morte così che quest’iltima non rappresenta in alcun modo la liberazione dal dolore, in quanto, conformemente alla concezione fondamentale del pensiero indiano, l'uomo è soggetto, come tutti gli esseri, al flusso inarrestabile delle rinascite, reincarnandosi continuamente in corpi sempre diversi.

Origine di tutto questo carico di sofferenza è l'ignoranza della natura illusoria di tutto ciò che l'uomo percepisce come suo orizzonte reale: da questa ignoranza non scaturisce solo la schiavitù dei beni materiali, ma anche, come frutto del desiderio di sopravvivenza, l'attaccamento alla vita stessa. Alla sofferenza si può porre fine soltanto mediante l'eliminazione del desiderio e l'estinzione di ogni forma di attaccamento all'esistenza, al fine di spezzare definitivamente la catena delle rinascite. Per ottenere la liberazione dal dolore occorre camminare sulla via dell'Ottuplice sentiero, che racchiude in sé retta visione, retta intenzione, retto parlare, retto agire, retto modo di sostentarsi, retto impegno, retta consapevolezza, retta meditazione: si tratta, in pratica, del compendio fondamentale della fede buddhista, che vede nella moralità la premessa e insieme la conseguenza della saggezza e della capacità di possederla attraverso la meditazione.
Redon - BuddhaDi conseguenza, l'individuo è indotto alla ricerca spasmodica di una sorta d'immortalità attraverso la rinascita continua in corpi materiali sempre nuovi: ogni esistenza è così legata indissolubilmente alle infinite esistenze precedenti e a quelle future, in una catena inestricabile di sofferenza che il saggio deve necessariamente spezzare.
In questo indirizzo di pensiero trova posto anche l'altro concetto portante della tradizione indiana, quello di karma, la conseguenza etica indotta dal complesso delle azioni che l'individuo compie in ciascuna esistenza, determinando inesorabilmente la sua condizione nell'esistenza successiva, secondo una logica di premio e di punizione: la condotta in vita porta con sé la possibilità di rinascere sotto forma di animale, oppure di uomo, di demone, di divinità.
Il fine ultimo dell'uomo che segue il cammino di salvezza suggeritogli dal Buddha è il raggiungimento della condizione suprema del nirvana, l'estinzione di ogni desiderio e la libertà da ogni forma di condizionamento materiale e psicologico: ottenuta questa illuminazione interiore, il saggio prosegue il cammino della sua esistenza terrena liberandosi gradualmente del carico del karma che lo lega al corpo materiale e preparando la strada alla liberazione definitiva, la condizione del parinirvana, il nirvana definitivo, l'annientamento totale che coincide con il momento della morte. Raggiungibile teoricamente da tutti i fedeli, questa condizione di beatitudine eterna è posta più realisticamente come meta principale soltanto per i membri della comunità monastica. Questi ultimi devono mirare a ottenere l'illuminazione e a essere venerati come arhat, saggi giunti allo stato di perfezione al termine del lungo cammino sulla via dell'Ottuplice sentiero. Agli altri fedeli non resta che rassegnarsi all'accumulo di meriti che consente, attraverso l'osservanza, nel corso della lunga vicenda delle rinascite successive, della legge morale – non uccidere, non rubare, non pronunciare menzogna, non fare uso di sostanze inebrianti e non abbandonarsi al disordine sessuale – di reincarnarsi finalmente nella condizione di monaco per compiere il passo decisivo verso la liberazione.


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· Schopenhauer

spediamo ormai ai bramani clergymen inglesi…ma ci succede come a chi tira una palla contro una roccia. In India non potranno mai metter radice le nostre religioni: la sapienza originaria dell’uman generew non sarà soppiantata dagli accidenti successi in Galilea(Cristianesimo). Viceversa torna l’indiana sapienza a fluire verso l’Europa, e produrrà una fondamentale mutazione del nostro sapere e pensare
Il Mondo (par.63)

Nella filosofia di Schopenhauer occupò un posto di rilievo la sapienza dell’antico Oriente, al quale egli fu avviato da Frederich Mayer. Il suo rapporto con la tradizione filosofico-religiosa dell’India è stato variamente interpretato e dibattuto e costituisce uno dei problemi più complessi relativi al filosofo. È in ogni caso fuor di dubbio che Schopenhauer sia stato il primo filosofo occidentale a tentare il recupero di alcuni dei motivi dell’estremo oriente, dai quali ha ricavato una serie al quanto affascinante d’immagini ed espressioni di cui ha fatto grande uso nella creazione del suo pensiero. È stato in oltre un grande ammiratore della sapienza orientale tanto da sostenere che essa, che con gran facilità stava entrando nel pensiero occidentale, non potesse essere invece toccata dalle nostre religioni e conoscenze.

 

Il velo di Maya

Ed è proprio dalla filosofia orientale, più precisamente dalla religione buddista, che Schopenhauer prende spunto per dare il via alla sua filosofia. Schopenhauer parte infatti dalla distinzione kantiana tra noumeno e fenomeno, ispirandosi alla filosofia indiana (ben diversa dallo spirito gnoseologico-scientifico del kantismo. Egli afferma che il fenomeno non è l’unica realtà accessibile alla mente umana, ma bensì parvenza, illusione, sogno, ovvero ciò che nell’antica sapienza indiana è detto “velo di Maya”. Esso esiste solo dentro la coscienza ("il mondo è la mia rappresentazione) proprio per questo la vita è "sogno". Mentre il noumeno non è il concetto-limite della conoscenza, ma è l'essenza delle cose che si nasconde dietro all'ingannevolezza del fenomeno, e il filosofo ha compito di scoprirla.

è Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda a terra che egli prende per un serpente”.
(ivi, par. 3)

 

Le vie di liberazione dal dolore

Schopenhauer sostiene che l’essenza del mondo è la Volontà. Essa però corrisponde al desiderio, cioè ad uno stato di mancanza di qualcosa che si vorrebbe avere, e di conseguenza al dolore, alla sofferenza. Per Schopenhauer la liberazione dal dolore corrisponde alla liberazione dalla Volontà di vivere.
Buddha e le filosofie Orientali, influenzano Schopenhauer anche in questa parte conclusiva della sua filosofia, quando egli afferma che l’uomo deve liberarsi della Volontà, e per farlo deve ricorrere alla Noluntas, una sorta di Nirvana Buddista, di non-volontà che ci permette il superamento del dolore e che si raggiunge attraverso tre fasi:

· Arte
Coglie l’essenza eterna delle cose avvicinando l’uomo al piano ideale, ad un’estasi estetica in cui la volontà non riesce più a dominarlo. Ha una funzione catartica (Purifica la vita e fa intravedere una possibile vita di quiete) e mistica (usa la materialità per innalzarsi verso lo Spirito ). Le sue massime espressioni sono la tragedia ( in cui l’uomo può vedere rappresentate le proprie disgrazie senza soffrirne in prima persona ) e la musica, vera quintessenza della volontà depurata di ogni malvagità (Kafka: “La musica è un nutrimento desiderato e sconosciuto).
Tuttavia l’arte può essere goduta solo da pochi e comunque rappresenta una piccola parentesi all’interno di una grande disgrazia.

· Morale
L'etica è un tentativo di superare l'egoismo impegnandosi nel fondo a favore del prossimo. L’uomo deve capire (“compatire”) che gli altri sono uno specchio di sé, cercando quindi di mettere fine al continuo tentativo di sopraffazione dell’uomo sull’uomo.
Infatti la lotta per la sopravvivenza è uno strumento usato dalla volontà per imporre la propria forza.

· Ascesi
L'ultima fase rappresenta la soppressione della volontà di vivere, attraverso vari accorgimenti tipici dell'ascetismo (umiltà, digiuno, sacrificio, ricerca del dolore, ecc.) che conducono alla “santità”. Questo è l'unico vero atto di libertà che sia possibile all'uomo; il culmine è rappresentato dal nirvana, ovvero l'esperienza del nulla. L’uomo deve vivere la propria vita come se fosse un estraneo e aspettare la fine riflettendo sui temi della vita.

Schopenhauer chiarisce inoltre il suo rifiuto per il suicidio, poiché esso rappresenta una forte affermazione della Volontà, e non una sua negazione e opprime solo la manifestazione fenomenica della Volontà (l'individuo), mantenendo intatta la cosa in sé.


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· Nietzsche

Munch - Ritratto di NietzscheAnche Nietzsche nella formulazione della sua filosofia subì l’influenza della religione orientale. Questo è particolarmente evidente quando il filosofo ci presenta la teoria dell’eterno ritorno dell’Uguale, ovvero della ripetizione eterna di tutte le vicende del mondo, che riprende dalle teorie della religione buddista.
La prima enunciazione di questa teoria la ritroviamo in un aforisma de La gaia scienza che ci mostra come, la prima reazione dell’uomo di fronte ad una prospettiva di un eterno ripetersi della propria vita sia di terrore al contrario di quella del superuomo che, accettando totalmente la sua vita, reagisce con enorme entusiasmo.

Il peso più grande. Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: ‘questa vita, come ore tu la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo’…Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato?...Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: ‘vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?’ graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun’altra cosa che quest’ultima eterna sanzione, questo sugello?”.

La formulazione più esauriente di questa teoria si trova in Così parlò Zarathustra in cui, attraverso una visione, egli c’illustra il cammino di purificazione che l’uomo subisce nel diventare superuomo: l’uomo può trasformarsi in una creatura superiore e ridente, solo a patto di vincere il senso di soffocazione provocato dal pensiero dell’eterno ritorno, mediante una decisione coraggiosa. Raggiungere così una sorta d’illuminazione che lo accosta al saggio buddista che raggiunge il nirvana.


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