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Decolonizzazione inglese e Ghandi
Misticismo nazista: Il mito di Agharti

 


· Decolonizzazione inglese e Ghandi

Nel 1858 l’India era diventata ufficialmente dominio diretto della corona britannica.
L’Asia era stata sede di antiche e raffinate civiltà e di religioni millenarie, era ricca di un importante patrimonio etico-filosofico e legata ad un sistema di valori e di costumi che aveva saputo accogliere gli influssi europei senza perdere la propria identità. La consuetudine di contatti con gli europei aveva favorito la creazione di élites locali educate nelle università occidentali, ma profondamente legate al proprio retroterra culturale, che presero la guida del processo di emancipazione e poi dei governi dei rispettivi paesi.

L’India occupa nella storia della decolonizzazione un posto prominente ed esemplare. Qui la crescita del movimento nazionalista si era legata all’affermazione del Partito del congresso, espressione della borghesia indiana e soprattutto dell’influenza politica e morale di Ghandi che aveva ottenuto importanti successi attraverso una seria di campagne di disobbedienza civile e di boicottaggio. Recatosi infatti in Inghilterra, a Londra, per studiare legge dal 1888 al 1891, ritornò in India per dedicarsi alla professione di avvocato, e nonostante lo scarso successo, nel 1915 divenne l’ispiratore dei movimenti indipendentisti e, applicando il principio della non-violenza, promosse forme di lotta basate sulla non collaborazione, sul rifiuto di cariche civili o militari e sul boicottaggio di prodotti inglesi. Dopo il fallimento delle trattative a Londra per elaborare una costituzione indiana (1931) riprese la sua lotta non violenta, contribuendo con i ripetuti arresti subiti e digiuni di protesta ad attirare l’attenzione di tutto il mondo sulla causa dell’indipendenza dell’India.
Fu un grande uomo politico. Egli non si accontentò di indicare all’India le modalità di lotta non violenta per liberarsi dal colonialismo e dall’imperialismo britannico, guidandola verso l’indipendenza, ma presentò anche alla nazione indiana un “ Programma Costruttivo “ che, se fosse stato realizzato su vasta scala avrebbe certamente rivoluzionato l’intera società indiana.

Alcuni punti fondamentali del programma sono i seguenti:
· Riconciliazione tra i vari gruppi religiosi, in particolare tra indù e musulmani.
· Lotta contro il sistema delle caste, a favore degli intoccabili o Harijan.
· Lotta contro l’abuso delle bevande alcoliche e delle droghe.
· Filatura e lavorazione casalinga del cotone: espressione della dignità e importanza del lavoro manuale, protesta contro una civiltà industriale disumanizzante, valorizzazione del capitale umano e simbolo dell’indipendenza.
· Sviluppo piccola industria di villaggio.
· Miglioramento dell’istruzione.
· Parificazione dei due sessi.

Strappata all’Inghilterra la promessa di concedere all’India l’indipendenza, alla fine della guerra, la Gran Bretagna aprì i negoziati per il trasferimento della sovranità. Mentre Ghandi si batteva per uno stato unitario e laico dove induisti e musulmani convivessero pacificamente, questi ultimi reclamarono la separazione che fu infine accordata dagli inglesi dopo lunghe trattative e una vera e propria guerra di religione con un milione di morti e più di sei milioni di profughi.
Nel 1947 infatti l’India divenne indipendente, ma nonostante gli sforzi di Gandhi, i musulmani se ne staccarono per formare un altro stato, il Pakistan.
Questo però non fermo le lotte tra i due popoli e mentre l’impegno di Ghandi continuava, nel tentativo di far cessare la violenza tra le comunità indù e musulmane, egli fu vittima di un attentato per opera di un fanatico indù. Era il 30 gennaio 1948.


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· Misticismo nazista: Il mito di Agharti

"Hai veduto" - mi chiese la guida - "come i cammelli muovono le orecchie impauriti? E quel branco di cavalli nella pianura che è rimasto immobile e attento? E le greggi, e le mandrie accasciate a terra? E gli uccelli che non volano, e i cani che hanno cessato di abbaiare? Così accade sempre quando il Re del Mondo nel suo palazzo sotto terra prega e scruta i destini di tutti i popoli e tutte le razze".

 

 

 

 

Adolf Hitler, aveva come obiettivo il riconoscimento della supremazia della propria "razza superiore" (atlantidea e ariana) su quella meno pura degli altri esseri umani e aspirava al ruolo di "guida" del mondo. Egli aveva molti legami con il mistero e con il misticismo e durante il terzo Reich cercò a lungo il continente perduto di Agharti e la gemma caduta dalla corona di Lucifero (che egli considerava l'angelo buono che aveva avuto il coraggio di ribellarsi al male) dopo che fu sconfitto dall'arcangelo Michele.
Influenzato dalle teorie di madame Blavatsky, il terzo Reich cercò seriamente negli anni '30, sotto il nefasto segno della svastica, la porta del regno di Agarthi nel deserto del Gobi, per accedere ai segreti lì custoditi, e quindi alla potenza che lo stato tedesco avrebbe ottenuto dalla conoscenza di quei segreti. Infatti del mito di Agarthi si trova eco nella città mitica dei nibelunghi, Asghard, cosicché negli ambienti nazisti si era creata la convinzione che proprio gli ariani del Nord Europa fossero i veri eredi del regno sotterraneo e quindi dell’età dell'oro.
Sponsor di quest’operazione presso l'entourage di Hitler fu il ricercatore svedese Swen Edwig, che riuscì a farsi finanziare diverse spedizioni nel deserto del Gobi alla ricerca della mitica porta (che non risulta abbiano avuto successo).
I nazisti si muovevano nelle viscere della terra nel lontano Oriente nella speranza di trovare l'antica civiltà dei "maestri sconosciuti", sede di entità d’altri mondi, esseri superiori depositari di un sapere che tutto rende possibile.
Tutto ciò allo scopo di ricongiungersi con il "re del mondo", progenitore di un'antica genìa, destinata, secondo le farneticanti teorie dei nazisti, a generare la razza perfetta.

Madame Blavatsky
Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891) nacque in Ucraina col nome Von Hahn Rottenstern. Fin da bambina manifestò poteri sensoriali e fu affetta da sonnambulismo e allucinazioni. Fu fondatrice della Theosophical Society a inizio '900 e tra le prime a parlare del mito di Agarthi e del Re del mondo.
Nel XIX secolo era molto "in voga" intraprendere viaggi in Tibet, e così fece pure Madame Blavatsky, che da adulta era una nota telepatica e psichica. Questo suo viaggio è documentato dal libro "Dottrina Segreta", dove descrive di come sia venuta a contatto con antichi testi occulti in un antico monastero tibetano, che la portarono alla conoscenza dell'universo e del corso futuro della storia. Il testo afferma che l'Uomo inizialmente era Puro Spirito senza un corpo, ma un giorno decadde nel Caos e nell'Oscurità. Madame Blavatsky affermò di essere stata iniziata alle pratiche magiche e all'uso di simboli esoterici che insegnano come far risorgere dalla Razza Umana dalla bassezza odierna alla pura forma spirituale iniziale.Diceva di essere stata anche in contatto telepatico con i Maestri Nascosti, che le raccontarono la storia occulta dell'essere umano. Blavatsky affermava inoltre che il simbolo esoterico più potente era lo Svastica, conosciuto in Tibet come "Principio di Fuoco e Creazione", ma che lei indicò come il simbolo della Razza Ariana, ovvero il nome della Nuova Razza che si genererà attraverso i suoi insegnamenti le sue teorie influenzarono profondamente Himmler.


Il mito di Agharti

Agharti esiste fin dalla notte dei tempi: per tutto il remoto periodo denominato dai miti, "Età dell'Oro", aveva prosperato alla luce del sole con il nome di "Paradesha" (in sanscrito Paese supremo, da cui Paradiso); poi, nel 3102 a.C, all'inizio del Kali Yuga della tradizione indù (il termine significa Età Nera e designa il periodo in cui viviamo), i suoi abitanti si erano trasferiti nel sottosuolo per evitare di essere contaminati dal male, e il nome della loro terra era stato trasformato in Agharti, "l'inaccessibile".
Il mito di un regno sotterraneo e segreto risale alla religione braminica localizzata nel corso dei millenni in molti luoghi reali o leggendari (Atlantide, il Regno di Prete Gianni, il castello di Camelot, l'isola d'Avalon, il Montsalvat dei miti di Re Artù; l'omerica isola di Ogigia, la mitica isola di Thule, il monte Meru, il monte Olimpo, il monte Qaf).
La denominazione Agharti e una descrizione organica della sua struttura hanno cominciato tuttavia a diffondersi soltanto a partire dall'inizio di questo secolo.
Per l'occultista Helena Blavatsky, Agharti (che lei chiama "La loggia bianca") è sorta sull'isola del Mar del Gobi dove, in tempi remotissimi, erano atterrati i Signori della Fiamma, semidèi provenienti da Venere.
Dottrine esoteriche assai fantasiose fanno risalire la sua fondazione addirittura a quindici milioni di anni fa: gli abitanti di Agharti proverrebbero dal continente di Gondwana, ora scomparso; grazie alla misurazione delle maree effettuata per mezzo del Candelabro delle Ande, essi avevano compreso che una catastrofe stava per abbattersi sulla loro terra, e si erano rifugiati in vaste gallerie sotterranee illuminate da una luce particolare che fa germogliare le sementi, portando con sé il loro bagaglio di antichissime conoscenze.

La capitale segreta

Il cuore di Agharti ha sede sotto l'Asia Centrale, nel vasto territorio che va dal deserto del Gobi alle impervie montagne del Tibet e del Nepal; il Regno si estende per vie sotterranee nel mondo intero fino alle caverne dell'America, ancora abitate dall'antico popolo che disparve sotto terra. La sua capitale è Shambhalla, mitica "Città di Smeraldo" più volte localizzata in India, in Tibet, in Cina, in Indocina, in Mongolia. Nella città di Shambhalla risiedono il Re del Mondo, i saggi Guru e gli spiriti Pandita; per alcuni commentatori, tuttavia, essa è il centro del male di Agharti, sede degli iniziati di mano sinistra.
Il centro del Regno sotterraneo sorge sul principale incrocio delle correnti terrestri, o forse è esso stesso a generare questi fiumi di energia arcana che percorrono tutto il pianeta e si diffondono in superficie irraggiati dai megaliti. Per evitare che il male vi penetri, essa è tenuta isolata dal mondo della superficie da vibrazioni che offuscano la mente e rendono invisibili le porte di accesso: per questo i non iniziati che l'hanno cercata (tra cui Ferdinand Ossendowski e Sven Hedin) non sono mai riusciti a trovarla. Meglio per loro: i comuni mortali che, per una ragione o per l'altra, riuscissero a varcare uno dei suoi ingressi (ce ne sono in India, in Nepal, nel Borneo e nella Comunità di Stati Indipendenti) si perderebbero nelle immense gallerie, o avrebbero la lingua tagliata dai Lama affinché non raccontassero cosa avevano visto.
Esiste solo un popolo che è nato nelle profondità di Agharti e ora vive in superficie: è quello degli Zingari, che furono cacciati dal Regno sotterraneo. Di Agharti conservano la memoria genetica - lo riprova il loro vagabondaggio senza fine, alla ricerca di una patria che non potranno mai rivedere - e certe facoltà magiche, come la capacità di predire il futuro e leggere la mano.

Religione primordiale

Tutte le grandi religioni attuali traggono le loro origini dalla religione primordiale di Agharti. Nel corso dei millenni le religioni si sono secolarizzate, e conservano ormai solo qualche pallido ricordo della loro gloriosa e comune identità.
Con l'aiuto e gli insegnamenti occulti dei Superiori Sconosciuti, potenti illuminati mescolati agli uomini della superficie, la tradizione originale di Agharti è stata portata avanti dalle Società esoteriche, organizzazioni mistiche composte da ristretti gruppi di iniziati. Certi riti, certi numeri (come il già citato 12, o il 22, quello degli Arcani maggiori dei tarocchi) e certi simboli (per esempio la solare svastica, resa purtroppo tristemente famosa da Hitler) che ricorrono in queste organizzazioni rispecchiano riti, numeri e simboli sacri del Regno Sotterraneo.
Nei templi di Agharti si trovano oggetti dagli straordinari poteri - tra cui, forse, il Graal e immense biblioteche analoghe a quella di Babele descritta da Jorge Luis Borges. In una di esse è conservato l'originale delle "Stanze di Dzyan", il testo che racconta le vere origini dell'universo. Purtroppo è impossibile portare libri fuori da Agharti: chi ne esce deve contare soltanto sulla propria memoria.
Ad Agharti la scienza si è sviluppata indisturbata; poiché nulla, laggiù, è minacciato di distruzione, il popolo sotterraneo - che ora conta milioni di anime - ha raggiunto il più alto grado di conoscenza.


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