L'armatura

Un piccolo cristallo lucente. Questo era diventato il suo dolore. Nero dolore, carbone, che sotto la pressione degli anni si era indurito, compresso, levigato fino a diventare quel brillante sassetto sepolto tra le scorie, nel fondo dell'animo. Tante cose si erano succedute nella sua vita.


O. Redon, L'armure, 1891
La guerra le morti le nascite, i nuovi amici ed i vecchi che ancora incontrava con piacere.
E il suo matrimonio. Quella giovane creola delicata che lui, ormai maturo quarantenne, si era deciso a sposare nonostante la differenza d'età. La vita insieme e l'appoggio e la determinazione con cui essa sosteneva la sua stentata carriera di pittore. Sposarla aveva significato dare concretezza all'esistenza, togliersi da quello stato indeterminato tra l'essere uomo e l'essere fanciullo che lo teneva sospeso come in un limbo, incapace di dare solidità al suo sogno, determinazione alla sua volontà. Era l'emancipazione.
Eppure quel nero ciottolo di dolore, mezzo sotterrato, continuava ad indurire e levigare. Era così profondo il dolore, perché veniva da lontano. Sua madre. Quella donna distaccata, sempre lontana da lui, fisicamente e spiritualmente. Fin da molto piccolo la sua tenerezza gli era stata negata. Ed anche ora che era ormai un uomo di lei non conservava che poche lettere. Poche parole d'occasione. Sua madre. Una donna amabile, avrebbero detto di lei gli amici, una vera signora, avrebbero confermato i conoscenti. Un'estranea per lui. Il distacco iniziale si era tramutato in rapporti fatti di atteggiamenti formali. Mai un abbandono, mai una tenerezza verso suo figlio. Sempre difesa all'interno della sua indistruttibile armatura di formalismi e bon ton, sua madre non aveva scambiato con lui altro che parole sospese sulla superficie dell'apparenza, mentre lui, che l'amava, avrebbe voluto poter comunicare con lei le sottili pieghe del suo animo. Ma solo aculei pungenti uscivano da quella composta figura.
E il dolore di lui da piccolo nero carbone con gli anni acquistava la purezza cristallina e geometrica di un diamante. Geometria degli affetti.


Emanuela Amato

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